Questa è una cosa a cui tenevo.
Scrivere a proposito di questo locale. Non sono e non posso definirmi una
critica, non lo farei mai. Infatti tendo a farmi riguardo a parlare e
descrivere i ristoranti in cui mangio. Non perché i giudizi possono essere diversi,
non perché provo vergogna nell’esprimere le mie idee, ma qualcosa sempre mi
ferma. In alcuni casi però evidentemente succede diversamente. Quando sono
sicura, soddisfatta non ho dubbi. Le parole escono da sole, sono troppe a volte
forse, i pensieri sono colmi di emozioni e allora inizio a scrivere.
‘A Viassa’, un ristorante. In un paesino,
Dolceacqua (Ventimiglia, Liguria). Apparentemente nascosto, ma in realtà sulla viassa, ovvero in ligure la via grande
del paese. Esterno semplice ma allo stesso tempo accogliente, interno moderno e
lineare. Paolo ti raggiunge con la sua allegria e briosità, e ti saluta con la
sua grande simpatia. Ti fa accomodare, in estate con possibilità di terrazza
esterna, e ti fa subito sentire a tuo agio. In seguito con gentilezza ti porge
e illustra il menù. Menù fresco, genuino, che racconta della propria terra.
Prodotti locali, evidenziati ed elaborati in chiave moderna, che però
mantengono comunque la loro origine e le loro caratteristiche. Non eccessive
possibilità di scelta, proprio per significare l’autenticità di ogni
preparazione, fatta con cura e passione.
Iniziamo così la nostra cena con
gli antipasti. Io ho scelto il tris di antipasti, composto da tre dei
quattro piatti proposti, scegliendo la composizione. Descriverò i piatti
accuratamente, poiché li ho apprezzati davvero tanto.
Ecco alcuni scatti:
Il piccolo“Cappon
Magro”della Viassa
Rivisitazione
di un piatto povero, dai sapori leggeri e semplici. Una torretta di verdure al
vapore, completata dallo spada affumicato, insaporita dalla salsa verde. Fresca
e deliziosa allo stesso tempo, esalta i veri sapori della terra.
Tornando al gelato, il suo gusto è unico. Dolce ma assolutamente non stucchevole. Particolare in un certo senso, qualcosa che non si è abituati ad assaggiare. La consistenza è del classico gelato, ma leggermente più grezza e ruvida essendoci i pezzettini di dolce gelati. Goloso direi e soprattutto pieno di tradizione.
Così è terminata questa bella serata, piena di sapori e profumi, che rimangono nella mente. Le parole chiave? Semplicità, tradizione, cortesia. Direi che è abbastanza no? Come ho già detto non volevo fare una relazione, ma semplicemente esprimere un impressione positiva.
Julienne di calamari
grigliati sulla passatina di zucchine trombette
Un
piatto delizioso, delineato dalla presenza di contrasti. La dolcezza tipica
delle zucchine trombette è in contrasto al gusto del pesce, delicato ma allo
stesso tempo presente. La contrapposizione sta anche nella consistenza. La
cremosità della passatina avvolge la croccantezza dei calamari, in un connubio
perfetto. Inoltre i colori sono opposti e perfetti insieme.
I ripieni alla ligure con la salsa di primosale
di Elisa Littardi
Sapori
che ricordano casa. Le verdure ripiene che in estate sono le protagoniste di ogni
tavola italiana. Dal carattere deciso data anche la presenza della salsiccia
all’interno della farcia, saporite e gustose. Ad accompagnarle viene servita
una salsa con primosale di capra, fresca e leggera, che
“sgrassa” perfettamente il sapore delle verdure, pulisce, come si suol dire, la
bocca.
Insalata di stoccafisso con i fagioli bianchi di
Pigna e “tapenade”
Sarà
che adoro questo pesce. Sarà che adoro la tapenade. Di questo piatto ho apprezzato
tutto. I fagioli rendono delicato il boccone, che possiede una certa sapidità
grazie alla presenza dello stoccafisso. La tapenade contribuisce a completare
il piatto, senza sovrastarne il gusto o invaderlo. Equilibrato e non pesante, insieme di sapori
tra loro concordanti.
Amando
particolarmente i secondi, ho saltato il primo, ma vi presento uno scatto di
uno dei primi presenti nel menù.
Ravioli di erbette con la salsa di noci
E
questo il mio secondo. Come dico io , spettacolare.
Lomo di baccalà islandese al forno con pistacchi
e maggiorana
Non
so davvero come descrivere questo piatto. Mi risulta davvero complicato, è
delizioso. Il pesce è morbidissimo e saporito, sprigiona così tanti sapori.
Profumato essendoci la maggiorana, che io adoro. Davvero speciale. Il baccalà
ha una gusto deciso, ma non esagerato, può piacere sicuramente anche alle
persone che non amano questo pesce. I pistacchi insaporiscono il piatto e danno
croccantezza. I carciofi che compongono il contorno sono anch’essi croccantini,
e contrastano la morbidezza della carne del pesce, che si scioglie quasi in
bocca.
E
dopo un fresco pre-dessert, i dolci. Semplicemente da paura. Davvero. Unico
problema? Quello che posso solo descriverli, dato che le foto non erano disponibili.
Il perché è molto semplice. Anche se le giornate sono lunghe,
la luce non dura all’infinito. Avendo mangiato all’esterno, la cosa non mi è stata sicuramente d'aiuto. Infatti, quando la serata volgeva ormai al
termine, la mia povera Canon non è più riuscita fotografare i piatti. Non
importa. Riuscirò ad esprimervi ugualmente la bontà di questi dessert.
Una
scelta estesa, varia e interessante. Curiosa. I dolci che abbiamo assaggiato
noi:
- Crumble di renette con gelato al fior di latte
- Il gelato di “michette di Dolceacqua”con crocetta e salsa al Rossese
- La Saint Honeré con mousse di caramello e cioccolato al gianduia
Andiamo
per ordine.
Il
Crumble. Buonissimo. Ricorda molto un dolce casalingo, di una semplicità unica,
ma dal sapore vero. La pallina di gelato accanto, rigorosamente fatto in casa,
rinfresca e completa il dolce. Fa davvero sentire a casa. Non appesantisce e
non è eccessivo, sebbene sia un dessert da fine pasto.
Il
gelato alle michette. Il loro cavallo di battaglia, la loro specialità (sono gli
unici a produrlo). Ci si potrebbe chiedere cosa siano queste michette. A
Dolceacqua le michette sono tre cose. Un tipo di pane, che comunque viene prodotto in molte parti di Italia (viene chiamato anche rosetta). Un modo per delineare il
sesso femminile, le donne. Infine, le michette di cui parliamo per il gelato,
sono dei dolcetti tipici, che assomigliano a delle briochine. Le ultime due
possibilità sono strettamente legate tra loro.
Infatti la leggenda narra che un tempo le spose novelle del paese fossero obbligate a
trascorrere la notte prima delle nozze con il Marchese che abitava nel castello
di Dolceacqua. Una giovane e coraggiosa ragazza però si ribellò. Si chiamava
Lucrezia, e a causa della sua protesta fu imprigionata. Della fine di questa
giovincella non si sa molto. Si dice però che dopo questo episodio il Marchese
smise di compiere questa pratica, poiché al posto dei suoi desideri carnali
vennero cucinati in suo onore questi dolcetti.
Tornando al gelato, il suo gusto è unico. Dolce ma assolutamente non stucchevole. Particolare in un certo senso, qualcosa che non si è abituati ad assaggiare. La consistenza è del classico gelato, ma leggermente più grezza e ruvida essendoci i pezzettini di dolce gelati. Goloso direi e soprattutto pieno di tradizione.
La Saint Honoré.
Una bomba. In senso buono, ovviamente. Una vera e propria delizia, uno di quei
dolci che trovi ogni tanto, che si distinguono per la loro bontà assoluta. Il
dolce è stato completamente rivisitato. Della Sait Honoré si riconoscono i mini
bignè sulla superficie. La base è una sorta di Pan di Spagna al cioccolato,
fatto con farina di mandorle. Buonissimo. Spugnoso ma compatto, davvero uno dei
migliori che ho assaggiato in vita mia. Sopra la ganache al caramello e
gianduia. Un boccone tira l’altro, per niente pesante, davvero un capolavoro.
Per i golosi è il dolce giusto, è veramente un dessert da libidine.
Complimenti.
Così è terminata questa bella serata, piena di sapori e profumi, che rimangono nella mente. Le parole chiave? Semplicità, tradizione, cortesia. Direi che è abbastanza no? Come ho già detto non volevo fare una relazione, ma semplicemente esprimere un impressione positiva.
Io
lo consiglio vivamente se siete da queste parti. E’ a pochi minuti da
Ventimiglia e il piccolo paese merita una visita. In quei giorni mi trovavo in Costa Azzurra, ma vale davvero la pena se passate in quelle zone. E’ un borgo dal quale ha
preso spunto più volte Claude Monet, l’impressionista francese, che ne ha
fissato su tela alcuni scorci caratteristici. Bella la parte vecchia, che
ricorda un villaggio medievale dominato dal famoso castello.
Questi
i contatti:
Ristorante A Viassa
Via Liberazione 13
Dolceacqua (IM)
www.ristoranteaviassa.it
tel. +39. 340. 229. 02. 79
tel. +39. 0184 .18 .93. 184
Immagine presa dal web |
ma quanta gola mi fanno quei calamari sulla passata di zucchine...se poi parliamo di Monet cosa posso dire se non che spero di passarci presto!!! dev'essere un posto speciale :)
RispondiEliminaSì, sì. Era davvero eccezionale quell'antipasto.=) Comunque davvero, se ti capita vai. Non ne rimarrai delusa. =)
RispondiEliminaBaci M.=)
wowo, che cose chiccose! sarebbe proprio bello un pranzetto fresco di questo tipo, che incontra totalmente i miei gusti! soprattutto la julienne di calamari: mangiati per la prima (e finora ultima :( ) volta 2 anni fa!
RispondiEliminaCiao Pips. Volevo per prima cosa scusarmi per la piccola gaffe che ho fatto con la tua provenienza, ops =). diciamo che ho indovinato per metà=) Comunque sì, a me sono piaciuti moltissimo i piatti che ho descritto qui sopra, e come dicevo a Silvia prima la julienne era davvero unica.
RispondiEliminaEffettivamente anche io non mangio spesso i calamari, in particolare quando sono a casa. Al mare invece se li trovo li adoro. sono buonissimi.
A presto!
M.