Così è arrivato anche il
2013. Già.
E’ sempre stato strano questo giorno, per me, uno
strano particolare però. Infatti, anche se ogni anno vorrei spezzare
quest’abitudine, il primo di gennaio faccio sempre la stessa cosa.
Oltre a mangiare cotechino e lenticchie, a volontà,
penso sempre all’anno passato. A cosa ho fatto, cosa ho realizzato, che
miglioramenti ho ottenuto. Alle cose che mi hanno cambiato la vita, a quelle
che mi hanno fatto crescere. A quelle che mi hanno fatto gioire, a quelle che
lo hanno fatto un po’ meno.
E’ un po’ come se cercassi di ripercorrere con la
mente ogni singolo giorno, pratica impossibile, è evidente. Ormai ci sono
abituata, sembra spontaneo ormai. Perché se il 31 penso solo, o meglio non
penso, a divertirmi, mangiar bene con un buon bicchiere di vino accanto, con
gli amici e la famiglia, l’1 c’è sempre un leggero tono malinconico in me.
L’Anno Nuovo dovrebbe portare felicità, tante aspettative, e un sorriso sul
viso. Si dovrebbe sentire nell’aria la sensazione di festa, di allegria. Chissà
come mai, per me non è successo sempre in questo modo. Forse non sono nemmeno
in grado di spiegarvi il mio stato d’animo. Forse sono io che sbaglio, o forse
(probabilmente) sono io troppo riflessiva.
Solo una cosa, effettivamente, mi faceva sorridere
in questa giornata, anche quando ero piccolina. La ‘bombona’. (No, non è
‘ostrogoto.’ E’ ladino).
Avrete capito che mi piace parlare e spiegare le
mie tradizioni e usanze. La ‘bombona’ è una di queste, una delle più autentiche
oserei dire. Una delle mie preferite.
In poche parole, il Primo dell’anno i bambini di
ogni famiglia correvano la mattina presto presso la casa della propria madrina
e salendo in fretta le scale, aprendo immediatamente la porta urlavano a
squarciagola :”Bondì, bombona a mi!” (trad. Buongiorno,
la bombona a me!). Il primo che la pronunciava vinceva il premio.
Originariamente la vera ‘Bombona’ nasce come un
dolce. Una corona di pasta lievitata, tipo focaccia, semplice, povera. Nella
mia lingua questo lievitato viene anche chiamato ‘Bracel’ proprio perché una volta vinto, si portava sotto il
braccio, come segno di vittoria. Una pasta soffice, ma allo stesso tempo
consistente. Con qualche zuccherino nelle versione nuova, liscia per quella
autentica. C’è poco da dire effettivamente. Perché è rustico, ma immensamente
buono. Non credo serva aggiungere altro, solo che ha tanto significato. E’
sempre stato il regalo più rilevante per me. Il simbolo di un Anno arrivato,
che racchiude tutti i sogni, i propositi, le paure e gli obiettivi da
raggiungere. Che mi fa sperare e sorridere.
Se volete rendere felice qualcuno questo è il
regalo migliore. Non importa l’età. E’ nettamente l’augurio più bello che
chiunque potrebbe desiderare.
Sperando di non avervi annoiato con i miei racconti
nostalgici che raccontano della mia Terra, auguro con il cuore a tutti voi uno splendido Nuovo Anno!
ps. come dico io, un anno con la A maiuscola ;)
Bracel (corona di pasta lievitata)
Ingredienti:
per 2 bracei piccoli
500 g di farina bianca,
setacciata
40 g di lievito di
birra
160 ml di latte,
tiepido
100 g di burro,
ammorbidito
100 g di zucchero
1 pizzico di sale
1 uovo
la buccia di metà
limone
Fare intiepidire la
farina in una ciotola in forno a 50° per circa 15 minuti. Al tatto deve essere
caldina. Nel frattempo sciogliere il lievito nel latte e preparare il resto
degli ingredienti, che non devono essere freddi di frigo. Quando la farina
‘sarà pronta’, toglierla dal forno, e fare un buco a mo’ di fontana al centro
della ciotola, aggiungere buona parte del latte, iniziando ad amalgamare, unire
poi il burro lavorato a crema, lo zucchero, il sale, l’uovo e la scorzetta del
limone. Impastare energicamente e spostarsi poi sulla spianatoia infarinata per
ultimare l’impasto a mano. Aggiungere il restante latte tiepido,
bisognerà ottenere un impasto piuttosto compatto, e non appiccicoso. Dare forma
alla pasta, e lasciare lievitare sulla teglia per circa 2-2 ½ vicino ad una
fonte di calore e coprendo con uno strofinaccio pulito (eventualmente anche in
forno, a temperatura bassa).
Trascorso questo
tempo, cuocere in forno caldo a 180°-200° per20-25 minuti. Quando mancano
indicativamente 5 minuti alla fine della cottura spennellare con del latte,
affinchè non si secchi.
Dovranno essere dorati
ma non troppo e risultare ancora morbidi.
Per conservarli,
avvolgerli nella pellicola.
Note:
-potete dare
all’impasto la forma di treccia, così da trasformarlo nella semplice treccia
dolce. Potete aggiungere gocce di cioccolato, uvette o mandorle, o semplicemente
lasciarlo basico. E’ buonissimo comunque.
BONDI BOMBONA A MI !!!!
RispondiEliminanon potevo mancare nemmeno quì....!!! ;))))
Bon An P.M.... :)))
Z.T.
io di certo non mi sono annoiata e, come dicevamo, le tradizioni sono sempre belle da scoprire!!!
RispondiEliminami hai fatto voglia di prepararmelo per cominciare l'anno al meglio e senza pensare troppo :)
ti mando un bacio enorme e ti auguro un 2013 pieno di cose splendide ^_^
p.s.:tornerei subito lì ;)
Bellissima questa tradizione, grazie per avercela raccontata (:
RispondiEliminaTanti auguri di anno con la A maiuscola anche a te :*
ma che meraviglia le vostre tradizioni!!!! ♥ tanti auguri dolce marti.. ti auguro tanti successi e tante soddisfazioni perché davvero te le meriti e un 2013 meraviglioso anche alla tua splendida famiglia!!! ♥
RispondiEliminaBuon anno Marti, ti auguro che sia meglio di come te lo aspetti!
RispondiEliminaQueste bombone mi intrigano molto, sai che non le avevo mai sentite? ^_^
Splendide foto, splendide ricette...Felice di essere 'inciampata' nel tuo delizioso blog. Buon Anno Nuovo....
RispondiEliminaMi piace tanto scoprire queste tradizioni e questa bombona mi pare buonissima!
RispondiEliminaTi abbraccio forte e ti auguro un 2013 ricco di soddisfazioni e felicità ^_^
buon Anno Martina!!!! oltre le ottime ricette, da te impariamo sempre qualcosa grazie!
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