giovedì 3 aprile 2014

...you never know what you're gonna get. :)



Mama said life is like a box of chocolates. You never know what you're gonna get.”

Mamma diceva che la vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita.”
Forrest Gump

Ho imparato a farmi sorprendere dalla vita. Fino a poco tempo fa credevo fosse solo questione di programmi. Organizzazione e metodo. Una sorta di scaletta, a punti.


Ho trascorso gran parte del mio tempo a scriverla, a costruirla. Spesso credo anche di aver perso alcune occasioni, alcuni momenti. La mia concentrazione e devozione al programma erano esagerate. Così doveva andare, così dovevo fare. Non si discuteva.

Con il tempo- ce n'è voluto- ho capito molte cose.
Ho aperto gli occhi, o meglio, ho tolto il paraocchi. Ero stata rinchiusa in una rigidità assurda. Quel senso di dovere che mi ero auto-imposta. Una prigione, nella quale vigeva la Perfezione. Le Certezze erano i pilastri della struttura. E poi c'era lei, la Sicurezza, che mi sussurrava che finchè sarei rimasta tra quei limiti, non avrei potuto sbagliare. Non mi sarei mai persa.

Il paraocchi, sì. Quello che non mi faceva vedere bene la mia realtà. Le altre, di strade. Proprio quelle. Con una moltitudine di curve, deviazioni. Tante salite e le rispettive discese. Qualche buca e qualche sassolino, nel mezzo. Le piazzole, dove fermarsi e riprendere fiato. Tutti, prima o poi, ne hanno bisogno.

Sicuramente erano meno chiare di quell'autostrada infinita, perfettamente asfaltata ed illuminata.
Ma valeva la pena conoscerle, quelle stradine sterrate.


Un giorno, senza che me n'accorgessi, ho intravisto una nuova Me. Vedevo le cose in maniera diversa. Anche quelle che già conoscevo. Mi sono vista. Davvero.
Spaventata, elettrizzata e confusa hosentito la trasformazione. Scegliendo quel cioccolatino dalla mia scatola (e probabilmente avrei scelto quello comunque, in un'altra vita o in un altro modo), ho trovato tutt'altro. Sono atterrata su un terreno che avevo sempre considerato fragile, instabile. Ero svestita. Non avevo più certezze con cui proteggermi. La versione chiara e intatta (impeccabile) del mio mondo era scomparsa. Ci sono rimasta per un po', a respirare. Ho iniziato a scoprire una nuova aria. Ero curiosa di ascoltarla, di ascoltarmi. Volevo vedere dove mi avrebbe condotta.
Mi ero svelata, il passato ormai non avrebbe più potuto (anche volendo) essere ristabilito.

Ero salita su quel bus, quello che in realtà avevo sempre aspettato.
Quello che non avevo mai avuto il coraggio di prendere.


Della ricetta oggi nominerò solo i tratti principali. Proviene da uno dei miei libri di food preferiti, è la mia versione prediletta delle polpette. Un piatto ricco dai sapori freschi che si intersecano con quelli più decisi ed aromatici. Il retrogusto delle spezie barahat* (homemade, per me), il carattere della carne d'agnello, le erbe aromatiche fresche e il contorno di fave che smorza i sapori delle polpette.
Un piccolo viaggio, in terre così lontane.

Anche se io, ve lo confesso, le ho mangiate in Tennessee.

In quel famoso fienile. ;)




 
Polpette di Gerusalemme con fave
tratta e modificata da “Jerusalem”, Yotam Ottolenghi e Sami Tamini, Bompiani

Ingredienti:

per le polpette:

300 g di manzo macinato
150 g di agnello macinato
metà cipolla rossa, tritata
1 scalogno (oppure 2 cipollotti), tritato
120 g di pangrattato
una manciata di erbe aromatiche fresche, tritate (io menta, aneto, coriandolo) + per decorare
1 cucchiaio scarso di misto spezie baharat*
2 cucchiaini di capperi, sminuzzati
1 uovo, leggermente sbattuto
sale
pepe
olio evo

per il misto spezie baharat* (a modo mio):

1 cucchiaino di semi di coriandolo
1 macinata abbondante di pepe
1 pizzico di cannella in polvere
1 pizzico di chiodi di garofano in polvere
1 pizzico di pepe di Cayenna o peperoncino classico (facoltativo)
2 cucchiaini di semi di cumino
½ cucchiaino di cardamomo in polvere
1 pizzico di noce moscata grattugiata

per il contorno di fave:

400 g circa di fave, precotte
qualche rametto di timo
3-4 cipollotti, tagliati a rondelle
la scorzetta di un lime
il succo di metà lime
sale
pepe
olio evo




Per il baharat, pestare in un mortaio il cumino ed il coriandolo fino a renderli una polvere sottile (se avete un macinaspezie sarete più agevolati) e aggiungere poi le altre spezie in polvere e mescolare.

Per le polpette, mescolare in una ciotola capiente le due carni, la cipolla con lo scalogno (o i cipollotti), le erbe aromatiche, il baharat, i capperi e l'uovo. Aggiungere una macinata di pepe e un leggero pizzico di sale. Impastare con le mani tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto ben omogeneo. Assaggiare e aggiustare di sale se necessario (prestate attenzione a non esagerare, anche se la carne sembra leggermente insipida in cottura il gusto cambierà).

Ricavare le polpette della dimensione di palline da ping pong. Scaldare una padella antiaderente con un filo d'olio e cuocerle a fuoco medio, metà della dose totale per volta. Farle rosolare fino a che risultano dorate e procedere con le altre.
Mettere da parte le polpette.

Nella stessa padella, far rosolare i cipollotti con dell'olio, affinchè si ammorbidiscano. Aggiungere poi le fave e mescolare. Insaporire con il timo e la scorzetta di lime, sfumare con il succo di lime, salare e pepare. Lasciar cuocere per 7-10 minuti.

Alla fine, unire le polpette alle fave e, a fiamma bassa, mescolarle insieme.
Servire calde.

Note:
  • potete servire le polpette con del riso bianco (basmati) o altro contorno a vostro piacere. Io credo che comunque le fave possano già essere considerate un contorno ricco e sostanzioso, quindi possano bastare come accompagnamento.
  • Se non apprezzate la carne di agnello, potete aggiungere il peso della carne sostituendolo con la pasta di salsiccia. In questo caso state molto attenti al condimento. È probabile non sarà nemmeno necessario salare.


    English version:


    Mama said life is like a box of chocolates. You never know what you're gonna get.”

    Forrest Gump

    I learned to be surprised by life. Until a while ago I thought it was just a matter of programs. Organisation and method. Kind of point by point schedule.

    I passed most of my time writing and building it. I often guess I lost some occasions and moments 'cause of it. My concentration and devotion were exagerated and only focused on the plan. So it had to go, so I had to do. It was really indisputable.

    I grew up and with some time – I needed lot of it- I understood many things.
    I opened my eyes, or better, I took off (I'd say I threw away) the blinkers. I've been closed in a absurd rigidity. That strong and damned sense of duty that I imposed to myself. A prison, where Perfection ruled. Certainties were the pillars. And then She, Security, always whispered me I wouldn't have been lost or failed until I've been ramained among the limits.

    Blinkers, yes. That thing impeding me to watch my reality. The other paths. Precisely them. With lots of turns, deviations. Many rises and the respective slopes. Some holes and some small stones in the middle. The lay-bys where to stop and breathe again. Everyone, sooner or later, need to do it.

    They were surely less clear than that unlimited highway, perfectly paved and well-lighted.
    But it was worth to know those dug up paths.

    I failed to notice that one day, I saw a new Me. I was watching things in a so different way. Even those ones I already knew. I saw myself. For real.
    I was frightened, thrilled and confused at the same time but I immediately felt the transformation. I found quite another thing, choosing that specifical chocolate (and probably I would have chosen that one anyway, in one way or an other).
    I landed on a fragile and unstable soil. I was undressed. I didn't have certainties with which protect myself anymore. The clear and intact (mostly flawless) version of my world disappeared. I stood a while, breathing. I started to discover a new air. I was tremendously curious to listen to it, to listen to myself. I wanted to see where it would have brought me.
    I was unveiled, and the past couldn't have been restored no more.

    I got that bus, that one I've been always wainting for, actually.
    That one I didn't find the courage to get.


    I will just mention some lines of the recipe. It comes from one of my fav cooking books, it's my cherished version for eating meatballs. A rich dish with fresh flavors crossing with those stronger and more spiced ones. The aftertaste of barahat* spices (for me homemade), the character of lamb meat, the aromatic herbs and the side dish made by broad beans, muffles the tastes of meatballs.

    A small trip, in far away countries.

    Even if, I confess it, I ate them in Tennessee.

    In that famous barn. ;)



    Jerusalem's meatballs with broad beans
    adapted from “Jerusalem”, Yotam Ottolenghi and Sami Tamini, Bompiani

    Ingredients:

    for the meatballs:

    300 g beef minced
    150 g lamb minced
    one half red onion, chopped
    1 shallot (or 2 spring onions), chopped
    120 g bread crumbs
    a handfull of fresh aromatic herbs, finely chopped (for me mint, dill, coriander) + for garnishing
    1 tbsp barahat* spices mix
    2 tsp capers, chopped
    1 egg, lightly beaten
    salt
    pepper
    evo oil

    for barahat* spices mix:

    freshly ground pepper
    1 tsp coriander seeds
    1 pinch ground cinnamon
    1 pinch ground cloves
    1 pinch Cayenna pepper or classic ground hot pepper (optional)
    2 tsp cumin seeds
    ½ tsp ground cardamom
    1 pinch grated nutmeg

    for the broad beans:

    400 g broad beans, precooked
    some branches of fresh thyme
    3-4 spring onions, cut into rounds
    lime zest
    the juice of one half lime
    salt
    pepper
    evo oil

    For barahat, crush into a mortar the cumin and the coriander til you get a thin powder (if you own a spices mill the work will be so easy). Add then all the other spices, mix them all together.

    For the meatballs, mix in a large bowl the two types of meat, the onion with the shallot (or spring onions), the aromatic herbs, the barahat, the capers and the egg. Add some ground pepper and a small pinch of salt. Work with hands all ingredients until you have a homogeneous mixture. Taste and fix with salt if necessary (be careful not to exaggerate, even if meat seems to be insipid, the flavor will change during the cooking).

    Shape the meatballs with the size of a ping pong ball. Heat a frying pan with a drizzle of oil and cook them at a medium flame, half of the total at time. Sear them until they golden and go on with the rest of them.
    Left aside the meatballs.

    In the same pan, brown the spring onions, so as they get soft. Add then the broad beans and mix. Season with thyme and lime zest, simmer with the juice, salt and pepper. Let cook fo 7-10 minutes.

    At the end, add the meatballs to the broad beans and mix together, on a very light flame.
    Serve hot.

    Notes:

  • you can serve the meatballs with white rice (such as basmati) or an other side dish you like. I personally think that broad beans are a rich and nutritious side dish by itself, so they can be enough.
  • If you don't like lamb meat you can substitute the same dose of meat with “sausages paste” (the inside part of sausages). In this case take care with the seasoning. It's probably you won't need to add other salt in it.




3 commenti:

  1. Si rischia di perdersi anche seguendo l'autostrada, seguendo programmi e perfezione, perché se trovi un sassolino su una strada dritta è più difficile farci i conti, non era programmato e non te lo aspettavi da quel posto così ben illuminato. Mi piacciono molto queste polpettine speziate, Jerusalem mi manca, ho Pently e mi piace molto, mi prometto sempre di ampliare la collezione che dici è ora di rimediare?
    Marta

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  2. Stavo ascoltando la musica mentre leggevo il tuo post. Confesso che ho dovuto premere pausa per poter dare la giusta attenzione a queste tue parole, volevo essere concentrata. Io credo che questo "autobus" passa per tutti una volta nella vita, la scelta coraggiosa che si fa é si salirci senza conoscerne la destinazione, con un biglietto di sola andata. Non si rinnega quello che si é fatto, detto oppure pensato prima. Il cambiamento é endemico, anche se in alcuni momenti della nostra vita diventa una necessità. Non importa se al latte o fondente, spero che quel cioccolatino sia quello che piace a te e quell'autobus ti porti in un posto luminoso. Non sono una fan dell'agnello, ma ammetto che mi ispirano un sacco, soprattutto con il barahat maison. Bellissime le tue foto!

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  3. Mi piace quando le persone si svegliano o rinascono, riflettono e poi capiscono, entrano nel buio e poi ne escono, con il viso al sole e le idee più chiare su quello che vogliono/cercano... ci sono tanti periodi in cui non sappiamo che strada prendere o ci chiediamo se camminiamo su quella giusta, poi un giorno qualcosa si muove, come un flash che fa luce e... tutto diventa più facile... io credo tanto nelle sorprese, così come nei cambiamenti... e soprattutto nella voglia di cambiare, quando sentiamo che è il momento giusto. Che siamo pronte.

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