venerdì 31 gennaio 2014

Buchteln in Paris :)



A volte capita di fermarsi.

Di interrompere quel ritmo frenetico, metodico, vincolato e programmato della realtà.

Quello che era scritto, confermato, riservato.

Quello mascherato, un po' ostentato, condiviso.





Guardarsi indietro. Provare a rivivere momenti, ripercorrerli, senza ritrovarsi. Non riconoscersi come protagonisti, sentirsi spettatori. Incuriositi ma incapaci di intendere. Vivere un presente inaspettato, diverso, ancora legato al passato. Poco nitido. Surreale. Travolgente. Sconvolgente. Insensato. Impegnativo. Forse, necessario.


 


Li ricordo ancora, i Buchteln caldi di Parigi. Quelli che vi ho nominato qui. Sì, avete capito bene. Buchteln a Parigi. Quelle piccole e soffici palline di pasta lievitata ripiene di marmellata, che nella tradizione ladina vengono servite con l'immancabile salsa alla vaniglia (terribilmente südtiroler, per me no grazie ;)! ).
Li ho ancora in testa. In un posto speciale, di Parigi. In realtà per una serie infinita di motivi. Perchè obbiettivamente i Buchteln, nella capitale francese, non centrano un granché. Forse sarebbe stato più “normale” (odio, profondamente, la definizione di normalità e qualsiasi sua declinazione, aggettivale o avverbiale), parlarvi di un fantastico pain au chocolat (ok, credo che arriverà anche quello prima o poi ;), ne vado matta!) o di una fragrante baguette casalinga (manca! Prossimamente devo provarci a farla in casa. Senza pretese di superare i mastri fornai parigini, ça va sans dire ;) ).
Eppure credetemi, non avrei potuto fare diversamente. Il profumo inebriante di queste focaccine, che servite tiepide sono la fine del mondo, su quel tronchetto di larice. Ero a Parigi, vero. Ma mi sentivo come a casa. Mi sentivo cullata, un po' viziata. Rapita dalla magia e dall' atmosfera che solo quella città sa dare. Passeggiare per il Quartiere latino mi regalava momenti di pace e senerità. Mi immedesimavo. Una piccola (e fasulla) bohèmien, incerta e fragile per le vie ripide e strette del 5eme. Un atelier di scarti di alta moda dove acquistare il più bel abitino nero di sempre, un salon de thé dalle pareti verde acqua in una nascosta stradina interna, una libreria di vecchi, impolverati ed ingialliti volumi di Baudelaire.
Seppur insolita, questa combinazione buchteln-Paris rimarrà per sempre nelle mie memorie. E forse non è detto che questa città, ancora una volta, presto mi salverà.
Forse è lì che tutto ha avuto inizio, forse è lì che tutto deve ricominciare.
Ma un saluto ed una dedica, la faccio anche all'origine autentico di questo dolce: la Boemia (noi ladini, come gli austriaci ed i tedeschi lo abbiamo ereditato).
Forse anche lì, in parte, un nuovo inizio avrà il suo più stravagante (e sostanzialmente utopico) compimento. :)


 
Buchteln
tratta e leggermente modificata da Semplice e buono, la cucina autentica delle Dolomiti, Athesia


Ingredienti:
100 ml di latte tiepido
50 g di zucchero
25 g di lievito
350 g di farina, setacciata
2 uova, a temperatura ambiente
1 pizzico di vaniglia Bourbon in polvere
2 /3 cucchiaini di scorzetta di limone bio, grattugiata
20 g di burro fuso

per il ripieno:
marmellata di mirtilli rossi

Mescolare 50 ml di latte tiepido con lo zucchero ed il lievito, fino a sciogliere tutti gli ingredienti. Mettere da parte e lasciar riposare per 15 minuti. In una ciotola capiente versare la farina, aggiungere il liquido latte-zucchero-lievito ed iniziare ad impastare, unendo le uova, il latte rimasto, la vaniglia, la scorza di limone e il burro fuso. Continuare a lavorare fino ad ottenere un impasto omogeneo e leggermente appiccicoso.
Far lievitare coperto in un ambiente caldo per almeno un'oretta.
Trascorso il tempo per la lievitazione, stendere su un piano infarinato la pasta con uno spessore di circa 5 mm. Tagliare dei quadrati della grandezza di 6x6 cm.
Disporre al centro di ogni quadrato un cucchiaino di marmellata e chiudere con un altro quadrato, sigillando accuratamente i bordi. Lavorare tra le mani fino a dare la forma di una pallina. Disporre i buchteln in una stampo da torta imburrato, uno vicino all'altro. Spennellare le focaccine con del burro fuso e lasciare riposare altri 15 minuti. Cuocere a 170° per circa 35-40 minuti (la superficie si scurirà facilmente, per questo controllate l'interno con uno stecchino). Servire tiepidi con una generosa spolverata di zucchero a velo.

Note:
  • nella versione originale del dolce (altoatesino) la marmellata che viene utilizzata è quella di albicocche. Io preferisco quella di mirtilli rossi o ribes, però potete scegliere quella che più vi piace (anche di prugne, come da tradizione boema).
  • Più farete lievitare l'impasto più soffici risulteranno le focaccine. In questo modo tenderanno a rimanere più morbide anche nei giorni successivi, se conservate in pellicola. 

     
    English version:

    Sometimes it happens to stop.
    To suspend that rabid, systematic, bound, planned rythm of reality.
    That one which was written, confirmed, reserved.
    That one masked, a bit displayed, shared.

    Looking back. Trying to live again those moments, to retrace them, without finding yourself. Don't recognize yourself as protagonist, feeling like a spectator. Curious but unable to understand. Living an unexpected, different and still bound to past, present. Less bright. Surreal. Overwhelming. Upsetting. Senseless. Demanding. Maybe, necessary.

    I still remember the hot Buchteln of Paris. Those ones I mentioned here. Yes, you understood right. Buchteln in Paris. Those small and fluffy balls of dough stuffed with jam, those which are served with vanilla sauce in ladin tradition (terribly südtiroler, for me no thanks ;)! ).
    I've still got them in head. In a special place, of Paris. Actually for a long list of reasons. Objectively Buchteln, in the french capital, don't identify a lot of sense. Maybe it would be more “normal” (hate, deeply, the definition of normality and every declension of it, adjectival or adverbial), to talk about a fantastic pain au chocolat (ok, think it will come sooner or later anyway) or a crunchy homemade baguette (missing! Soon I have to try it at home. Without claims to beat Parisian bakers, ça va sans dire ;) ). But trust me, I couldn't have done differently. The heady smell of these scones, which are the end of the world if you serve them lukewarm, on that larch log. I was in Paris, it's true. But actually I felt like at home. I felt cherished, a bit spoilt. Raptured by the magic and the atmosphere that only that city can give. Walking trough the Latin Quarter donated me a sens of peace and serenity. I emphatize. A small (and false) bohémien, so unsure and frail around the steep and narrow streets of 5ème. One atelier of high fashion scraps where you find the prettiest little black dress ever, one salon de thé with aqua green walls in a hidden tiny street, a old bookstore with dusty and yellowed volumes by Baudelaire.
    Although it's unusual, this combination Buchteln-Paris will stay for ever in my memories. And it's not said that this city will rescue me soon, once again.
    Maybe it's there that all began, maybe it's there that all has to start again.
    But a special greetings and a dedication go to the origin of this sweet: Bohemia ( ladins as austrians and germans have inherited it).
    Maybe it's there, partly, that a new beginning will have its weirdest (and essentially utopic) fulfillment. :)


    Buchteln
    adapted from Semplice e buono, la cucina autentica delle Dolomiti, Athesia

    Ingredients:
    100 ml lukewarm milk
    50 g sugar
    25 g brewer's yeast
    350 g flour, sifted
    2 eggs, room-temperature
    1 pinch vanilla Bourbon powder
    2/3 tsp bio lemon zest, grated
    20 g melted butter

    for the stuffing:
    cranberry jam

    Mix 50 ml of lukewarm milk with sugar and yeast, until all is melted. Put away and let rest it for 15 minutes. Pour flour in a large bowl, add the milk-sugar-yeast liquid and start to knead, combining eggs, left milk, vanilla, lemon zest and melted butter. Keep on working it until you get a homogeneous and lightly sticky dough. Let it rise, covered in a warm place, for on hour at least.
    After the leavening, spread the paste on a covered in flour plane with the depth of 5 mm. Cut squares with a 6x6 cm size.
    Arrange in the center of each square a teaspoon of jam and close with an other square, sealing the edges accurately. Give it the shape of a ball, working it in your hands and putting each buchtel in a buttered cake pan, side by side. Brush the sweet with melted butter and put it resting for 15 minutes. Cook the scones to 170° for 35-40 minutes (the crust will darken, for this check the inside part with a toothpick).
    Serve them lukewarm with a huge wipe of icing sugar.

    Notes:
  • in the original version of the sweet (that one südtiroler ;) ) the used jam is apricots one. I personally prefer the cranberry one or currants one, but you really can choose that one you like more (plums jam too, as the bohemian tradition wants)
  • More you rise the knead, more the scones will be fluffy. In this way they will stay soft for more days, if you conserve them in plastic wrap.

6 commenti:

  1. Amo i butchteln, e tu, mia cara, mi hai appena fatto venire una fitta fortissima di mancanza di Paris! Anche senza pain au chocolat. (;

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  2. Não conhecia esta sugestão, mas está com muito bom aspecto e o interior com a compota deve ser uma delicia, que perfeição, perfeitos para acompanhar uma chávena de chá nestes dias frios.

    Beijinhos

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  3. Hi Sandra! :)
    Welcome to Maf ;)
    Yes, you said it: the stuffing with jam is incredibly yummy. And it's true, this is the perfect sweet for these cold (and above all snowy!) days! :)

    Thank you so much!

    Wait for you again,
    beijinhos
    M.

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  4. Non gli ho mai preparati cosi, ma devo, DEVO provarli. Che dire, questo è uno di quei post del cuore. Anche se ci sono stata meno di 2 mesi fa, quella città mi manca. Mi manca costantemente. Ce l'ho nelle ossa, nelle vene, nei capelli, negli occhi, a livello molecolare...qualcosa che non so spiegare bene a parole.
    Grazie per aver condiviso con noi, quel dolce ricordo del tuo viaggio parigino....in questo sabato, tardo pomeriggio, un pò anomalo ci stava proprio.

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    1. Ormai quando ci torno non mi sento più turista.
      Mi sento, di nuovo, a casa. :)
      Provali, ne vale assolutamente la pena <3
      M.

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